La mancanza d’aria nelle diverse forme di asma è per la psicosomatica il segnale di una difficoltà a esprimere i propri desideri per paura di perdere l’amore degli altri.
Il nostro respiro rivela chi siamo e come viviamo, svelando eventuali resistenze e blocchi emozionali. “Respirare” quindi rappresenta una tra le funzioni imprescindibili dell’esistenza e implica il tema dello “scambio” tra mondo interno e mondo esterno.
La funzione respiratoria ci riporta, quindi, al tema del dare e dell’avere, del rapporto con l’esterno, del “prendere e restituire” con l’ambiente. L’organo dello “scambio” nell’uomo è rappresentato dal polmone che diventa quindi, in chiave simbolica, il depositario delle vicissitudini di relazione dell’individuo.
Asma in psicosomatica
In un’ottica psicosomatica, l’aria immessa con il primo respiro è intesa la prima forma di nutrimento che riceviamo dalla vita, da ciò che è “altro da sé”. A partire da questo momento, il nostro corpo avvia scambio, attraverso il suo movimento inspiratorio ed espiratorio, con il mondo; l’aria che entra ed esce diventa infatti il principale veicolo della relazione nella specie umana.
La patologia respiratoria è quindi una patologia della relazione, tanto più significativa quanto più ci si muove, da un banale singhiozzo o da una tosse parossistica, fin verso malattie che alterano la funzione respiratoria stessa.
In questo approccio, il primo farmaco anti-asma diventa un’azione: consentire lo sfogo delle emozioni, permettersi di piangere, ad esempio, cosa che difficilmente chi soffre di questo disturbo si permette di fare.
Quando è possibile, “cambiare aria” è la soluzione però più radicale ed efficace: nuovi contesti esistenziali, nuove esperienze possono favorire un recedere delle crisi. Il clima affettivo è l’elemento fondamentale per superare i momenti critici e, quindi, circondarsi di presenze più favorevoli e più affettive, che emanino profumi piacevoli, è il rimedio migliore.
Asma: i sintomi per riconoscerla
La crisi d’asma inizia con un broncospasmo espiratorio: i bronchi, cioè, si chiudono e cercano di trattenere il più possibile l’aria al loro interno, anziché farla uscire, provocando il classico fischio asmatico. Ciò ovviamente impedisce l’ingresso di altra aria e crea la sensazione reale di soffocamento. Questo riflette in modo perfetto lo schema psicologico-affettivo dell’asmatico.
Spesso, nella storia degli asmatici, c’è una figura di madre ambivalente, che “mette il broncio” se le sue aspettative non sono soddisfatte e il bambino percepisce costantemente una minaccia di sospensione dell’amore materno. In qualche modo si trova in una gabbia piena di amore e di regole, una gabbia soffocante ma in cui si può sopravvivere. Crescendo, diventerà una persona che, di fronte ad una scelta autonoma, riattiva l’arcaica paura di perdere il riconoscimento della madre e da qui la mancanza di aria/crisi asmatica.
L’asma può essere connessa con un senso di soffocamento: possiamo sentirci soffocare dalle troppe attenzioni di una persona, da una situazione lavorativa da cui non riusciamo ad uscire, dalle eccessive responsabilità e aspettative altrui, dall’autorità.
Anche la paura dell’abbandono può essere somatizzata attraverso un attacco d’asma, per richiamare attenzione, per non sentire la sofferenza del rifiuto
In alcuni soggetti anche un senso di colpa può scatenare crisi di asma ogni volta che la persona si sente felice, quasi a sabotare ogni possibilità di gioia.
Quali sono le persone a rischio?
Bambini o adolescenti con madre intransigente e apprensiva, rigida e che ripone nel figlio molte aspettative, che crea atmosfere cariche di tensione o di delusione, facendo sentire una sorta di ‘ricatto emotivo’ al figlio.
Figli di genitori molto apprensivi che sentono il bisogno di controllare ogni aspetto della vita del figlio, in maniera quasi ossessiva.
Persone che non godono di uno spazio vitale adeguato alle proprie esigenze, ma vivono una dimensione esistenziale angusta e compressa.
Cosa fare per stare meglio
L’asma è una sindrome caratterizzata da una particolare forma di dispnea parossistica. In questa patologia entrano in gioco sia fattori allergici, sia fattori psicologici per cui possiamo affermare che, l’attacco asmatico, è determinato da un insieme di cause, diverse e concomitanti.
Nonostante l’assenza di un unanime punto di vista sull’eventuale correlazione asma-stress, è tuttavia consigliabile che i pazienti evitino le emozioni forti e, nel caso, considerino, se necessario, un approccio psicologico per la gestione della loro vita emotiva.
Personalmente consiglio tutti gli approcci adottati per mitigare le condizioni di stress o di ansia, che vanno da una costante leggera attività fisica ad approcci più mirati e “professionali”, come la psicoterapia, lo yoga e le tecniche di respirazione.
Esistono molti studi sul potenziale terapeutico del rilassamento in soggetti asmatici, ecco perché mi sento di consigliare un approccio psicoterapeutico che affianchi quello medico, non fosse altro per ridurre la tensione e ridimensionare l’ansia d’attesa di un nuovo attacco.
La psicoterapia deve puntare a rafforzare la personalità, a sviluppare l’autostima e a poter esprimere le emozioni, onde evitare di reprimerle e poi subirne le conseguenze a medio e lungo termine.
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